Erano i giorni bui della Seconda Guerra Mondiale e tra gli impervi monti del Cilento, in paesini poco raggiunti dai mezzi pubblici, si avventuravano un artista e uno dei suoi otto figli per restaurare chiese o per decorarle con opere che sarebbero rimaste negli anni. L'artista era Domenico Pennino e suo figlio, allora adolescente, era Rocco, nato a Mercato San Severino (Salerno) il 1° gennaio del 1929. Terminati gli studi, come si usava all'epoca, era stato avviato ad un "mestiere" per farsi spazio nella vita; di solito era un mestiere artigianale, ma cosa imparare quando si possiede un gene particolare che ti dà ispirazione senza alcuno sforzo? L'amore per l'arte, per il bello, la capacità di mettere una matita sul foglio e crearne un capolavoro, avrebbe portato chiunque ad aprire una bottega d'arte, ma l'artista in quanto tale deve essere un girovago, deve conoscere e farsi conoscere e così i due artisti fecero; lavorarono nelle Chiese e nelle Cattedrali come pittori restauratori in arte sacra e presto diventarono famosi acquisendo un grande successo e la bottega paterna fu ben poco usata. Le prime figure prendevano forma sulle pareti, spesso umide, tra lo stupore del popolo che ogni domenica affollava la Messa e che alzando il capo restava a bocca aperta nell'osservare angeli e santi dalle dimensioni gigantesche, che facevano capolino dagli immensi cieli dipinti sui soffitti. La loro strada per anni fu la stessa, ma alla fine Rocco scelse la sua, indipendente come nel suo carattere. Rocco Pennino aveva frequentato i corsi liberi di pittura all'Accademia delle belle arti di Napoli e aveva avuto contatti, sempre a Napoli, col pittore Vincenzo Migliaro, il quale lo aveva edotto su alcune tecniche pittoriche. La predisposizione personale, il magistero dotto ed edotto, con raffinatezze di segno e velature, giochi di luci e contrasti cromatici attraversano tutte le opere di Pennino Rocco. I temi religiosi, le figure rinascimentali si elevano con la loro imponenza in tutte le 120 chiese dipinte, tra cui le chiese di S. Michele, di S. Giovanni e di S. Clemente a Padula (Salerno), la Chiesa della SS. Trinità di Andria (Bari), la Chiesa del Carmine, la Chiesa di S.Anna e il Duomo di Avellino, il Duomo di Nusco (Avellino), il Santuario della Madonna della Stella a S. Costantino Albanese (Potenza) e le tantissime altre chiese dell'Irpinia, del Sannio e del Cilento. Una delle chiese più impegnative è rimasta la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli di Benevento. Questa chiesa ebbe danni dalla guerra del 1943 e dall'alluvione del 1949 e tali eventi vennero rappresentati con ingegno e dovizia di particolari dall'artista Pennino, su commissione del parroco don Luigi Chiocchio il quale si impegnò affinché fosse dato questo capolavoro artistico alla propria comunità, sostenendone le spese al costo di grandi rinunce personali. In un manoscritto dello stesso parroco, ora che la chiesa non può essere ammirata nella sua bellezza in quanto danneggiata dal terremoto del 1980 e dopo gli interventi di ristrutturazione clamorosamente ritinteggiata in bianco, vengono rappresentati nel dettaglio gli innumerevoli quadri e figure rappresentanti i vari momenti della discesa dello Spirito Santo sulla Terra. La grandezza dell'artista sta nella rappresentazione dell'azione della Chiesa fino ai giorni nostri, con le figure di Papa Giovanni XXIII, Mons. Teutonico, Mons. Pedicini, Mons. Musto, i Vescovi di Aversa, Avellino e Sora; la Chiesa docente che guida e dirige i popoli è rappresentata dalla Basilica di S. Pietro, che si erge con la sua luce a rischiarare tutta la Terra, ove 'nulla può il Demonio'. Al centro domina la maestosa Madonna di Costantinopoli, ai lati i due flagelli di Benevento: i bombardamenti e l'alluvione. Tra i personaggi domina la figura di Mons. Mancinelli, che fu presente ad entrambi i flagelli. Una delle opere più imponenti e coinvolgenti è la serie di affreschi nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Padula (Salerno), creata dall'artista nel 1954 e che si può ancora oggi ammirare restando affascinati, tra l'altro, dall'infinità di figure che popolano fittamente la cupola. I numerosi riconoscimenti tra cui la Medaglia d'Oro di Genova del 1954, le recensioni in libri d'arte, le nomine a Cavaliere delle Arti e di Accademico Benemerito lo hanno insignito quale uno dei più importanti pittori figurativi contemporanei.